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Immagine del redattoreMarcello

Another Round: il nuovo capolavoro di Vinterberg

Another Round” è la storia di quattro insegnanti di mezza età che decidono di migliorare le loro vite – e quelle dei loro studenti – bevendo alcol fino all’eccesso. Non solo dopo il lavoro, ma anche all’inizio di ogni giornata scolastica e durante tutto il giorno; anche in classe. Un esperimento che non finirà sicuramente con un lieto fine.

Il regista danese Thomas Vinterberg ha la capacità di prendere un soggetto, indagare a fondo e sottolineando molto spesso il peggio della natura umana:

In Festen (1998) la celebrazione di un sessantesimo compleanno si è trasformata in una riunione di famiglia infernale, con vecchie ferite non solo riaperte, ma ripetutamente punzecchiate fino allo sfinimento.

In The Hunt (2012) l’ira ha travolto una piccola comunità quando un insegnante viene ingiustamente accusato di aver abusato sessualmente di un bambino nella sua classe d’asilo. Vinterberg esalta così amare gelosie e pregiudizi repressi di una comunità apparentemente perfetta.

In The Commune (2016) è l’idillio della vita comunitaria ad essere distrutto da piccole rivalità, lussuria e avarizia, demolendo il mito hippie della pace e dell’amore.

Vinterberg in “Another Round” torna a scuola per affrontare il tema del “binge drinking” – il titolo danese Druk significa esattamente questo – tra insegnanti e studenti, giungendo a una conclusione ambivalente sui meriti dell’alcol.

Il suo messaggio potrebbe non essere nuovo, ma è un messaggio che ci piace esplorare attraverso quattro personaggi maschili di mezza età, le loro buffonate sempre più inebrianti interpretate con sobria convinzione da un cast impressionante guidato dal mitico Mads Mikkelsen.


Nella scena di apertura, gli studenti delle scuole superiori partecipano ad una gara intorno ad un lago, in cui devono tutti bere una bottiglia di birra ogni volta che completano un giro. Chiaramente siamo in un paese dove il bere è celebrato, non solo tra i giovani, ma anche tra le persone pagate per occuparsi di loro…

Tagliamo su un bar di Copenaghen la sera dopo, dove quattro insegnanti del liceo stanno cercando di eguagliare i loro studenti drink per drink mentre festeggiano il 40° compleanno del più giovane. La conversazione è malinconica ancor prima che l’alcol faccia presa; sono uomini che bevono per affogare le loro imminenti (e continue) crisi di mezza età.

Attraverso una serie di scene che li mostrano al lavoro e al gioco, vediamo la loro tristezza e noia, la loro perdita di ambizione e, in scorci rivelatori, loro vite familiari, le fratture nei loro rapporti che rischiano di aprirsi in voragini.

Nikolaj, l’insegnante di psicologia, ha una soluzione per queste vite senza realizzazione. Cita la teoria pseudo-scientifica del vero psichiatra e filosofo norvegese Finn Skårderud, secondo cui un tasso di alcolemia dello 0,05% ci rende più creativi e rilassati. Subito dopo, gli uomini la mettono alla prova in un esperimento pseudo-scientifico.

Penso che la maggior parte di noi già sapesse che l’alcool rilassi i nostri freni inibitori migliorando la fiducia, ma comunque… prendono il loro compito con grande entusiasmo e sorprendente serietà, almeno fino a quando l’alcool non fa effetto, quando diventano sciocchi come chiunque altro che abbia bevuto troppo – monitorando i loro livelli di alcool nel sangue con l’etilometro e controllando i loro orologi in modo da poter rispettare la regola auto-imposta dallo strizzacervelli.

Frame di “Another Round”

Questa, apparentemente, era la routine adottata da Ernest Hemingway, che credeva di poter scrivere solo da ubriaco, ma insisteva a smaltire la sbornia ogni sera per iniziare ogni giorno a bere con la mente libera.

Altri ubriaconi della vita reale hanno un ruolo importante: c’è un divertente montaggio di filmati con i leader mondiali – Brezhnev, Yeltsin, Nixon, Merkel – sotto l’influenza dell’alcol. In Danimarca, una classe di studenti di storia annoiati e demotivati si ravviva notevolmente quando viene informata che Winston Churchill era un alcolizzato e Franklin D Roosevelt lo segue a ruota, mentre Hitler era notoriamente astemio.

La vera ragione per cui si sono ravvivati è che il loro insegnante, Martin (Mads Mikkelsen), solitamente poco stimolante, è diventato molto più coinvolgente da quando ha iniziato a bere segretamente in classe dalla sua “fiaschetta del caffè”. Anche a casa, la sua ritrovata allegria ha riacceso la sua vita sentimentale. Le cose stanno migliorando… ma solo per un po’.

Ma proprio come sapevamo che l’alcol con moderazione può renderci più socievoli e sicuri di noi stessi, così capiamo ben presto che portato all’eccesso può esere devastante; e non solo per i postumi della sbornia. Tommy (Thomas Bo Larsen), il più vecchio del quartetto di amici, sembra particolarmente vulnerabile all’eccessiva indulgenza: un insegnante di sport prossimo alla pensione che vive da solo con i suoi sogni infranti e un cane incontinente…

Un po’ meglio Peter (Lars Ranthe), un insegnante di musica non sposato sulla cinquantina, che sembra in grado di affrontare con più facilità il cambiamento di stile di vita, mentre va un po’ così così per l’insegnante di psicologia Nikolaj (Magnus Millang) durante la sua festa di 40 anni (dove incontriamo per la prima volta la sua ricca moglie e i tre figli piccoli).

In sostanza nessuno dei quattro è realizzato, e tutti vedono le loro vite allungarsi davanti a loro in un ciclo infinito di insuccessi.

Vinterberg ha detto di aver iniziato a lavorare su “Another Round”, basato in parte sui racconti della figlia adolescente Ida sulla cultura del bere tra i suoi amici, come “una celebrazione dell’alcol basata sulla tesi che la storia del mondo sarebbe stata diversa senza l’alcol”.

“Another Round”, e il suo tema, sono diventati comprensibilmente più cupi quando Ida, che era stata scritturata come figlia di Martin, è rimasta uccisa in un incidente d’auto quattro giorni dopo le riprese – non da un guidatore ubriaco, ma da un guidatore che mandava messaggi – spingendo Vinterberg a rendere la sua sceneggiatura più “carica di vita” e a girare le scene della scuola nella sua vecchia classe con i suoi vecchi compagni di classe.

La consapevolezza di questa tragedia della vita reale è trattata anche nel film che affronta il suo soggetto in un modo che è volta per volta rumoroso e chiassoso, divertente e spiritoso, malinconico e alla fine triste.

Altalenante come gli effetti di una serata alcolica – ma senza i postumi della sbornia.

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