Aspromonte, terra degli ultimi di Mimmo Calopresti. La nostra recensione
Immaginate un villaggio perduto tra le montagne, abitato da una comunità unita nella disperazione. Taglieggiata da un potere che prende (tasse) e non da’ (un medico). Vessata da un fuorilegge arrogante e violento, che impone l’ordine in sella ad un cavallo bianco, prendendosi le mogli più belle e lasciando gli uomini a crescere i figli.
Un giorno, nel villaggio, arriva una bella maestra, che viene da lontano, in fuga da chissà cosa . Come per magia, il suo arrivo corrisponde con la presa di coscienza degli abitanti che, stufi di vivere isolati nella miseria, decidono di costruire una strada che li colleghi al mare, speranza di salvezza. Ma dovranno superare ostacoli di ogni genere: gole impervie, sceriffi arroganti, ricchi allevatori violenti. Finchè giustizia non trionferà.
Un western alla John Ford, direte voi. Con qualche nota crepuscolare alla John Houston..
E invece è il nuovo film di Mimmo Calopresti, che racconta la storia di Africo, piccolo villaggio arroccato sui contrafforti di Aspromonte, travolto da una frana e lasciato disabitato all’inizio degli anni ’50.
Lo sforzo di gurdare ai classici americani proprio di quegli anni è evidente. Peccato che la bella maestra sia Valeria Bruni Tedeschi, ottima attrice quando deve raccontare della fragilità di donne benestanti, se non altolocate. E che troviamo qui ad arrancare a piedi nudi nei vicoli fangosi del villaggio, tra maiali e capre.
E che dire di Sergio Rubini, brillante interprete di commedie amare tipiche del nostro cinema, armato di doppietta a seminare il terrore in sella a un bianco destriero.
Poi arresti effettuati prefetti insolenti, al limite della macchietta. E figure di Carabinieri a metà tra aiuto sceriffo e quei poveri giovani ignari e impreparati che furono spediti lassù a far rispettare la legge.
Tralascio il duello finale, ridotto ad una schioppettata casuale. E l’amore tra il leader dei paesani e la bella maestra, che non si capisce se cadrà tra le sue braccia o meno.
Per fortuna, ad interpretare l’onnipresente medico ubriacone e saggio dei film di Ford, c’è Marcello Fonte, nei panni di un poeta sognatore. Che con la sua aria pervasa da eterna meraviglia infantile, ci regala qualche sprazzo di umanità in un panorama sconcertante.
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