Cena con delitto. Il deludente giallo di Rian Johnson
Il titolo originale dell’ultimo film di Rian Johnson, Knives out (sarebbe a dire “ai ferri corti”), è molto più appropriato di quello scelto per la distribuzione italiana. Perché se è vero che i riferimenti ad Agatha Christie sono molti ed evidenti, più che di un thriller si tratta di una black comedy. La trama del film, infatti, gira intorno ai rapporti tra gli eredi di Harlan Thrombey (Cristopher Plummer) il vecchio, multimilionario scrittore di gialli. Quando viene trovato morto, per quello che sembra uno strano ma indubitabile suicidio, si scatena la battaglia per l’eredità. Tutti avrebbero un motivo per eliminare il patriarca. Ma con una scelta di sceneggiatura interessante, il mistero viene svelato subito, per poi essere messo in dubbio dall’investigatore Benoit Blanc (Daniel Craig) che non mollerà la presa fino a svelare la verità. (chissà perché un verbo italiano così efficace viene oggi regolarmente sostituito dall’orribile spoilerare. Mistero)
Il soggetto, dello stesso Johnson, è ben costruito e indubbiamente riesce a tenere viva l’attenzione dello spettatore. Ma, trattandosi di una commedia, il cast è importante, e non tutto funziona. Gli attori non esprimono caratteri così interessanti da arricchire le banali vicende famigliari . Sono ricchi senza essere padroni: possibile che l’unica ansia che emerge con chiarezza sia la retta del college da pagare? Vorremmo sapere se custodiscono segreti inconfessabili (al di là delle banali corna). Se sono pronti a tutto, anche ad uccidere il patriarca, pur di mantenere il loro status. Ma la risposta, dai loro comportamenti, non emerge. I coltelli del titolo, evocati dalla suggestiva scultura nella sala degli interrogatori, rimangono regolarmente nella fodera.
Lo stesso Daniel Craig è totalmente fuori ruolo nei panni dell’investigatore deduttivo e ricco di spirito. Non ha i tempi della commedia, e ogni volta che ti guarda sembra voglia conquistarti o ucciderti. Insomma, perfetto per 007, meno per Hercule Poirot.
Eppure le suggestioni sono tante, a cominciare dai riferimenti all’America contemporanea, che purtroppo non vengono adeguatamente approfonditi.
Detto questo, il quadro potrebbe anche tornare, se fossimo disposti a non farci tante domande e a lasciarci andare al relax (come le moderne multisale al popcorn regolarmente suggeriscono, per timore di un eccessivo impegno).
Purtroppo, però, manca un ingrediente fondamentale: il Mistero. Da non confondersi con la Sorpresa, che indubbiamente c’è. Ma è una cosa diversa.
Insomma, un’occasione perduta. O meglio, la scelta produttiva di puntare al successo garantito più che al film di culto. Ed è un peccato. Ma solo per gli appassionati del genere, a giudicare dal successo al botteghino. E dalle popcorn vendute.
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