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CritiCult: Kill Bill

Quello di Quentin Tarantino è un cinema che si disprezza o da cui si è dipendenti, non esiste una via di mezzo, e in Kill Bill questo personale universo si dispiega nel più articolato e armoniosamente grottesco degli stili. L'epopea della Sposa che percorre il tortuoso sentiero della vendetta ci trascina nella sua surreale atmosfera, in una commistione di generi per cui il regista più squisitamente esagerato del nostro tempo nutre un singolare feticismo.


Uma Thurman, nel suo altro ruolo iconico dopo quello di Mia Wallace in Pulp Fiction, impersona l'eroina che in Vol. 1 e Vol. 2 sfida e sconfigge a uno a uno gli assassini che avevano fatto l'errore di non ucciderla, ma lasciarla in un lungo coma durante il quale la vendetta si è potuta raffreddare al punto giusto prima di essere servita.


Il mondo surreale written and directed by Quentin Tarantino

Kill Bill: La Sposa contro gli 88 folli
Kill Bill: La Sposa contro gli 88 folli

Guardando un film attiviamo, più o meno consapevolmente, quella sospensione dell'incredulità che permette di accettare e considerare reali gli eventi e le situazioni inventate o impossibili a cui assistiamo. Questo avviene, in diversi livelli, in ogni genere di film, ma quando si tratta di Quentin Tarantino tale meccanismo raggiunge la sua apoteosi più esaltante.


Con Tarantino, e con Kill Bill, non solo crediamo che siano reali gli schizzi di sangue che imbrattano tutte le pareti in una fontana esagerata, ma facciamo interamente parte della realtà che lui ha creato e in cui ogni assurdità sembra possibile: dalla puntura di zanzara che risveglia la Sposa dal coma, alla tecnica dell'esplosione del cuore con cinque colpi delle dita.


Solo lasciandoci completamente accompagnare nella sua creazione dell'opera Kill Bill, permettiamo a Tarantino di regalarci, in poco meno di 250 minuti, un'esperienza di altissima esaltazione, tra azione e geniale narrazione, in cui dettagli, parole e particolari costruiscono un racconto estremamente armonico e perfetto nella sua paradossale evoluzione.


Una cocktail di generi e omaggi alla storia del cinema

Kill Bill: la spada di Hattori Hanzo
Kill Bill: la spada di Hattori Hanzo

Non è mai stato un segreto che Quentin Tarantino sia nato come regista grazie alla sua viscerale ossessione per i film, che l'ha portato a divorare anni e anni di prodotti cinematografici che sono stati la sua vera scuola di cinema. Inevitabile che questa singolare istruzione emerga, neanche troppo di nascosto, nei suoi capolavori, che definisce come figli. Kill Bill non è da meno.


Nell'epica storia di vendetta della Sposa, i generi cinematografici si mischiano e si intersecano, testimoniando la passione maniacale del regista. Ritroviamo i film di samurai e kung fu, gli spaghetti-western e gli anime. Giappone, Cina, Stati Uniti e anche un po' di Italia lasciano la loro impronta nell'atmosfera molteplice mescolata dal film e servita in un perfetto cocktail irresistibile.


Come in tutte le opere di Tarantino, le citazioni e gli omaggi non si contano. Impossibile nominarli tutti, soprattutto gli innumerevoli riferimenti alla cinematografia orientale, ma ricordiamo i più iconici: dalla celeberrima tuta gialla della Sposa, ispirata a Bruce Lee, al personaggio di Hattori Hanzo interpretato dallo stesso Sonny Chiba che nella serie giapponese degli anni Settanta aveva lo stesso ruolo. Ma poi abbiamo anche gli straordinari effetti sonori spesso ispirati ai duelli western di Sergio Leone e la camminata della Sposa nel deserto che richiama C'era una volta il West.


Per non dimenticare infine i marchi di fabbrica propri della regia di Tarantino e ormai inconfondibili: le riprese ai piedi femminili, le inquadrature dal basso, gli schizzi di sangue e l'uso simbolico dei colori.


La vendetta genera vendetta?

Kill Bill: il finale
Kill Bill: il finale

In una perfetta storia di vendetta ritroviamo nel finale "quel che si dice quadratura": la rivalsa completa e la leonessa che "si è ricongiunta al suo cucciolo", dopo aver sfidato ogni avversario e aver dato per un'ultima volta vita alla propria vera natura di ape killer ribelle. E finisce qui?


Sembrerebbe di sì. Beatrix Kiddo è pronta a rinascere come madre e lasciarsi alle spalle la sua vita da perfetta killer, mentre sul pavimento ride in modo incontrollato sotto gli effetti collaterali del siero della verità che Bill le aveva sparato nel loro ultimo incontro-scontro.


Ma forse la vendetta non si è davvero chiusa, ha lasciato una scia. Ed è di questo che da anni si parla ad intermittenza, prospettando un Kill Bill Vol. 3 in cui la figlia di Vernita Green si prende la sua rivincita su Beatrix Kiddo. Di questo progetto se n'è appunto parlato in diverse occasioni, anche da parte dei diretti interessati e non solo dei fan, ma al momento niente di certo è all'orizzonte. E tra chi spera in un esaltante sequel e chi giudica perfettamente chiusa e intoccabile la vicenda della Sposa, non resta che attendere cosa ci riserverà lo sregolato regista.

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Marcello! è una testata giornalistica dedicata ai veri cinefili. A tutti coloro che amano il buio della sala cinematografica, l'odore dei pop-corn e la magia del grande schermo. Insomma, a tutti coloro che non riuscirebbero a vivere senza la settima arte.   

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