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Estraneo a bordo: thriller ma non troppo

È un miracolo che qualcuno sia ancora interessato a diventare un astronauta dopo la processione di calamità cinematografiche che hanno colpito i viaggiatori spaziali nel corso degli ultimi anni. Netflix sembra perseguire una specializzazione nel genere spaziale, con Estraneo a bordo che arriva poco dopo l’apocalittico film con Melanie Laurent “Oxygen“.

Estraneo a bordo è più angusto e claustrofobico della maggior parte di questi film, ambientato interamente nei confini di un’astronave e con solo quattro personaggi. Il fatto che siano quattro invece di tre è il trampolino di lancio per il teso scenario in cui l’equipaggio, a bordo di un razzo per Marte, scopre un intruso. Si tratta di Michael (Shamier Anderson), un ingegnere di supporto al lancio che è rimasto inavvertitamente intrappolato sulla nave poco prima del decollo.

Frame del film Fonte: Time Magazine

Ironicamente, Estraneo a bordo si dimostra poco efficace nella suo intento thriller – includendo il classico, inevitabile e rischioso tentativo di riparazione all’esterno dell’astronave – che non trova la sua strada nonostante la tensione crescente durante la routine della vita a bordo dell’astronave. Ad un certo punto David e Michael hanno una lunga conversazione sui meriti del jazz, che – nonostante la bellezza del contenuto della sceneggiatura – rimane fine a sé stesso. Un po’ come se il regista ci stesse dicendo: “Ehi, mi piace il jazz e ora faccio una mini lezione su come ascoltarlo.”

Il film si dimostra ancora poco avvincente e lento anche in momenti tranquilli come Michael che descrive l’incendio dell’appartamento che gli ha procurato orribili cicatrici corporee quando aveva 9 anni. Oppure quando Zoe racconta di un incidente c in cui ha cercato di salvare un ragazzo dall’annegamento con grande rischio personale. La forza dell’ensemble è tuttavia sostenuta dalle interpretazioni convincenti degli interpreti ( specialmente il relativamente sconosciuto Anderson, che tiene testa a questi veterani), mostrando sottili profondità emotive che ci tengono saldamente immersi nella situazione claustrofobica dei personaggi. La Kendrick, in particolare si dimostra particolarmente preziosa in questo film.


Ci sono tutte le premesse per un affascinante studio dei personaggi se per un secondo dimentichiamo che Estraneo a bordo dovrebbe essere un thriller carico di suspense. Ma il fatto che sappiamo così poco di queste persone al di là di alcuni tratti fondamentali rende difficile per noi sentirci emotivamente vicini. E così un’acrobazia spaziale che sfida la morte verso la fine del film, pur dando le vertigini manca della suspense e del peso emotivo che dovrebbe avere.

Il regista Penna, che ha già dimostrato il suo talento con il suo primo lungometraggio Arctic, gestisce abilmente le sfide visive dell’ambientazione angusta, e l’atmosfera tesa è ulteriormente favorita dalla colonna sonora elettronica di Volker Bertelmann, adeguatamente minacciosa.

Per tutto il resto, tuttavia, Estraneo a bordo a volte sembra troppo limitato per ciò a cui aspira. Ci sono momenti estremamente lenti e discorsivi in cui ci si ritrova a desiderare disperatamente che un alieno scoppi dal petto di qualcuno.

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Marcello! è una testata giornalistica dedicata ai veri cinefili. A tutti coloro che amano il buio della sala cinematografica, l'odore dei pop-corn e la magia del grande schermo. Insomma, a tutti coloro che non riuscirebbero a vivere senza la settima arte.   

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