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L’armocromia del cinema: una storia divisa tra estetica e psicologia

Aggiornamento: 12 lug 2023

Nel cinema, ogni colore possiede un suo proprio significato che a sua volta può assumere sfumature e tinte diverse a seconda del modo in cui viene utilizzato.




Il cinema a colori


Mentre i social continuano a popolarsi di video sull’armocromia – il presunto segreto di bellezza del futuro – noi ne approfittiamo per fare un salto nel passato e, più precisamente, al 1908, l’anno in cui fu introdotta la prima tecnologia (diversa dalla colorazione manuale) per realizzare il cinema a colori.


È da quel preciso momento infatti che, nel mondo della settima arte, si inizieranno a buttare le basi per l’avvento di un nuovo protagonista che oggi più che mai riveste un ruolo di vitale importanza all’interno di ogni pellicola (alcune più di altre): l’utilizzo dei colori secondo le regole di uno specifico linguaggio non verbale volto a suscitare precise emozioni nello spettatore.


Il completo giallo de La Sposa di Kill Bill, i capelli rosa di Christine in Lady Bird, la prevalente componente arancione di Fantastic Mr. Fox, non sono quindi la risultante dell’armocromia degli attori o del gusto personale degli addetti ai lavori, ma il frutto di uno studio di concerto tra fotografia, scenografia e costumi (ovviamente a grandi linee) che trae fondamento (anche) dagli assunti della psicologia del colore.


Dal cinema a colori ecco quindi il pretesto per parlare dei colori nel cinema e del loro significato, in una dimensione che alterna, appunto, il piano della psicologia a quello dell'estetica per un risultato finale capace, a volte, di lasciarci a bocca aperta.

I colori al cinema

La psicologia del colore


La psicologia del colore, la disciplina che si occupa di studiare gli effetti prodotti dai colori nella sfera emotiva delle persone, ha evidenziato come ci sia un'effettiva correlazione tra l'esposizione a determinate nuance e la psiche di chi le osserva: il rosso, ad esempio, avrebbe un potere eccitante, mentre il blu sarebbe in grado di suscitare un senso di pace. Per questo, con grande probabilità non ci imbatteremo mai in un ospedale dalle pareti fiammeggianti o in un locale notturno caratterizzato da una palette pastello.


Ecco, anche se non si tratta mai di regole matematiche, il cinema segue lo stesso principio secondo cui ogni colore ha una sua sfera semantica di riferimento in funzione della quale viene sfruttato in un modo piuttosto che in un altro. Dal rosa tipico dei film coming of age, al verde dei thriller, ciascuna tonalità, se utilizzata a regola d'arte, può quindi – da sola – circostanziare una precisa sfera emozionale e contribuire a descrivere ogni scena in maniera più dettagliata, anche senza bisogno di ricorrere alle parole.


Rosa

- Femminilità - innocenza - bellezza - delicatezza - giocosità - empatia - dolcezza.



Rosso

- Passione - amore - rabbia - potere - pericolo - violenza.



Arancione

- Calore - socialità - giovinezza - disponibilità - felicità - fascino esotico.



Viola

- Fantasia - dimensione eterea - erotismo - illusionista - mistico.



Verde

- Disgusto - malattia - distruzione - natura - corruzione - pericolo - oscurità.



Blu

- Calma - malinconia - freddo - riflessione - isolamento - passività.



Giallo

- Pazzia - ossessione - insicurezza - ingenuità - idillio, dolcezza.


Gli accostamenti


I colori, oltre a rivestire una propria funzione se utilizzati singolarmente, possono assumere diversi significati a seconda del mondo in cui vengono messi in combinazione con gli altri. Per questo, anche i relativi accostamenti vengono predisposti per ottenere determinati effetti e restituirci, di volta in volta, emozioni di pace, di tensione o di armonia.


In particolare, gli abbinamenti possono essere di tipo:

  • monocromatico: quando all'interno di una scena viene utilizzato un solo colore per ricreare un'atmosfera ovattata;

  • analogo: se si scelgono due tonalità vicine nella ruota dei colori. In questo caso, il colore dominante sarà solo uno mentre l'altro fungerà da supporto per un risultato finale comunque complessivamente armonico;

  • complementare: quando si usano due nuance, l'una opposta all'altra, per creare un'atmosfera di contrasto e suspence;

  • triadico: l'accostamento che mette insieme tre diverse tonalità, ognuna di uguale distanza dalle altre nella nella ruota dei colori. Una tecnica poco usata, ma comunque presente in alcune pellicole cult.



Colorubrica, capitolo 1


La sottile linea gialla: il flebile confine tra amore e ossessione


In questa breve carrellata di mini-sequenze, possiamo vedere come ogni regista si appropri del giallo dandone un interpretazione molto personale.


Se Wes Anderson ha fatto di questo colore il suo indiscusso marchio di fabbrica, con una filmografia popolata in gran parte da palette calde e avvolgenti, per altri il giallo assume significato proprio in relazione all'utilizzo delle diverse tonalità utilizzate. È questo il caso di Gaspar Noé che lo sfrutta per amplificare scene intrise di tenerezza, da contrapporre a quelle di violenza e sesso esplicito che presentano invece una massiccia prevalenza del colore rosso – come accade sia nel film Love che in Irréversible.

Ancora, in Whiplash una luce dai toni gialli si ripresenta in tutti quei momenti in cui il confine tra amore e ossessione sembra assottigliarsi finanche a scomparire, rendendo quasi impossibile separare i due sentimenti per capire dove finisce l'uno e dove comincia l'altro.


Insomma, come nella vita le emozioni non seguono delle classificazioni nette, così nel cinema l'uso dei colori assume diverse sfumature che non sempre è possibile codificare. La costante è che a prescindere dalla propria personale chiave di lettura, la scelta di usare un giallo ocra piuttosto che un blu notte non è quasi mai un mero esercizio di stile, ma parte integrante di un racconto che ci svela qualcosa in più; che si tratti di un personaggio, di una determinata scena o dell'intero film.


Il risultato? Una narrazione nella narrazione a cui è meraviglioso abbandonarsi e di cui è meraviglioso – anche e soprattutto in qualità di spettatori – poterne cogliere (o provare a coglierne) l'essenza più profonda.

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Marcello! è una testata giornalistica dedicata ai veri cinefili. A tutti coloro che amano il buio della sala cinematografica, l'odore dei pop-corn e la magia del grande schermo. Insomma, a tutti coloro che non riuscirebbero a vivere senza la settima arte.   

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