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La Chimera, recensione: una boccata d'aria fresca nel cinema italiano

Aggiornamento: 6 mar

Ambientato nella Tuscia degli anni '80, La chimera, il coinvolgente film di Rohrwacher, segue un inglese infelice che saccheggia gli artefatti storici dell'Italia con una gang bizzarra.


Il nuovo film di Alice Rohrwacher incanta con la sua commedia fantastica sull'amore perduto: loquace, chiassosa e celebrativa nel suo stile assolutamente distintivo. È un'opera ricca di vitalità, con personaggi che combattono, cantano, rubano e rompono la quarta parete. Come nel suo precedente capolavoro "Lazzaro felice", la Rohrwacher si sofferma su un'Italia vista come tesoro di antiche glorie, una cultura nascosta nelle viscere della terra, lì dove nessuno ha messo piene per secoli e secoli. Tombe ma anche scrigni preziosi, che nascondono meraviglie preziose e spiriti risvegliati dal mondo dei morti. Entrare comporta un prezzo elevato: una terribile tristezza, la sensazione di circondarsi di fantasmi.


"Tu non sei fatta per gli occhi degli uomini"

Ambientato a Riparbella, nel viterbese degli anni '80, Josh O'Connor offre un'interpretazione straordinaria nel ruolo di Arthur, un inglese trasandato in un consunto completo bianco, con una barba di sei giorni e una sigaretta perenne. Ex studioso di archeologia, Arthur ha assunto l'atteggiamento mesto e il passo accasciato di un gangster. Quando lo incontriamo per la prima volta, è appena uscito da una prigione italiana. Durante i suoi (una volta) rispettabili studi nella regione, Arthur ha fatto amicizia con una nobildonna locale, invecchiata nella sua villa in rovina (una splendida interpretazione di Isabella Rossellini), e si è innamorato di sua figlia Beniamina.


Ma Beniamina è morta (non sappiamo il perché) e il desiderio straziante di Arthur per lei, la sua necessità di riunirsi a lei nell'aldilà, si è fuso con il suo superpotere criminale: la rabdomanzia. Utilizzando una bacchetta, Arthur può individuare dove sono sepolti inestimabili manufatti etruschi. Alleato con una bizzarra gang di tombaroli senza tetto, comincia a scavare sotto terra per poi guadagnare dalla vendita ad un misterioso acquirente chiamato Spartaco. Lo scambio avviene in una clinica veterinaria dove l'episodio ha tanta forza narrativa quanto quella di Walter e Gus nel fast food Pollos Hermanos (sì, strano riferimento, ma il fattore sorpresa è lo stesso).


L'abbraccio con il mondo dei morti

Tutto precipita quando Arthur si ritrova con la sua sgangherata squadra in un raduno locale e si intravede una nuova connessione emotiva con Italia (Carol Duarte), una giovane donna che un tempo era la cameriera non pagata e l'allieva di canto del personaggio di Rossellini. Italia è stata licenziata per aver tenuto segretamente due bambini in casa. Proprio quando questa nuova storia d'amore sembra decollare, Arthur avverte qualcosa; lui e i suoi compagni iniziano a scavare con le mani nella terra e Arthur comincia a provare quella sensazione che Howard Carter ebbe entrando nella tomba di Tutankhamon. È questo il colpo grosso? O Arthur, nella sua disperata follia, pensa che sia qualcosa di ancora migliore?


"La Chimera" è un film che occupa completamente il proprio spazio narrativo; esprime il suo eccentrico romanticismo nel suo fluido dialetto cinematografico. Sebbene il rituale delle "scavi" e la profanazione delle tombe si ripetano, nel racconto si susseguono vivaci eventi: carnevale, concerti, balli, e, quando non si tratta di traffico di opere d'arte, avvengono su terra e in mare, il tutto sotto lo sguardo sbalordito dell'ingenuo Arthur. Questi, intrappolato in un'epoca passata, vive nell'ombra del suo amore per Beniamina - l'incantevole Yile Yara Vianello - che, anche se scomparsa, persiste come un filo d'Arianna, materializzato nel rosso della sua lana e seguito per l'intera durata del film.


La nostalgia dei personaggi, intessuta delle rispettive storie e passati, rivela una malinconia più oscura rispetto al precedente lavoro della regista. L'idea di una fine del mondo si concretizza nei diversi percorsi dei personaggi: Arthur parte su un treno moderno come giunse su un treno antico. In particolare, Italia, occupando una stazione ferroviaria deserta a Riparbella con tutte le donne (e i loro figli) del villaggio, fa credere, almeno per una serata, che solo un uomo, in questa società machista - come affermato dalla fotografa in francese -, possa servire queste donne. Ma è forse solo un'illusione? Resterebbe solo il canto - audacemente proposto da una donna sorda che insegna ad Arthur il linguaggio dei segni, scene silenziose o sussurrate ma straordinarie -, e le tradizioni - come le fanfare o il carnevale -, ovvero le arti del passato, come le opere da far riemergere, tributo dei vivi ai morti.


Attraverso i furti, emerge comunque la lotta di classe e la resistenza di una società povera, di una lotta di genere con donne che cercano di sfuggire alla dipendenza o al dominio nella loro autarchia. Il tutto, arricchito da una vena onirica - testimoniata dalle scoperte di opere straordinarie che sorprendono anche i personaggi meno colti -, in un mondo in cui, nonostante i talenti e i desideri, senza soldi si è destinati al nulla. Tuttavia, c'è un tocco di ottimismo alla fine, ma taceremo sul dettaglio dell'ultima scena: quando l'amore è l'unico protagonista, che sia tra suocera e genero, tra amici, o tra vivi e morti, è già sufficientemente bello per affrontare la nuova stagione.


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Marcello! è una testata giornalistica dedicata ai veri cinefili. A tutti coloro che amano il buio della sala cinematografica, l'odore dei pop-corn e la magia del grande schermo. Insomma, a tutti coloro che non riuscirebbero a vivere senza la settima arte.   

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