MindHunter: una delle poche serie da vedere su Netflix
Le serie televisive su Netflix sono spesso superficiali. Non è il caso della serie MindHunter che, a mio avviso, è un thriller intelligente e originale. Perché?
-Sobrietà. Pur trattando di crimini efferati non si basa su quegli effetti splatter o quelle riproduzioni agghiaccianti che si vedono purtroppo in tutti telefilm. -Tensione. Anche quando non succede nulla, si ha la sensazione che qualcosa di importante e drammatico stia per accadere. -Sceneggiatura. Dialoghi sempre credibili, contenuti e interessanti. Sexy senza esagerare, personaggi credibili e non macchiette.
Ambientato tra la fine degli anni sessanta e gli inizi dei settanta, la squadra del protagonista Holden Ford, giovane agente dell’FBI, si renderà conto dell’importanza di conoscere la psicologia degli assassini per poterli catturare e, possibilmente, prevenire.
Si tratta di una ricerca, inizialmente, malvista dalle forze di polizia per i pregiudizi nei confronti della psicologia come scienza.
La battaglia per far affermare questo nuovo punto di vista e di ricerca, tuttavia, ha i suoi detrattori e i suoi rischi.
I detrattori sono, come sempre, i conservatori: erano molte le persone in quegli anni consideravano l’approccio psicologico del tutto infondato. Tuttavia, i risultati di questa nuova squadra (e soprattutto l’insuccesso dei metodi tradizionali di indagine) permetteranno ai protagonisti di questa serie di strutturare una nuova unità specializzata.
E rischi, quali sono? Il primo è quello personale: quanta forza psicologica occorre per entrare nell’animo deviato di un serial killer e non esserne influenzato? Quanta manipolazione è possibile esercitare utilizzando la propria forza psicologia? Qual è, poi, il confine tra la prevenzione e la persecuzione? Ad esempio: un professore che usa il solletico come punizione può essere ritratto con una psicologia da un potenziale maniaco sessuale? Scusate tutti questi punti di domanda.
Tuttavia, è proprio questa problematicità che rende intrigante la serie che – finalmente – non è solo l’ennesimo inseguimento del cattivone.I protagonisti, crescendo nelle loro osservazioni e nelle loro ricerche, cambiano e modificano anche i loro rapporti personali con i propri familiari. Dal resto questi uomini dell’FBI intervistano, nello svolgersi dei vari episodi della serie, i più celebri ed efferati omicidi del novecento.
Killer reali che fecero cronaca durante quegli anni. Personaggi che – per fortuna – sono lontani dalla nostra storia personale di italiani.
Ma non dev’essere così per il pubblico americano che deve aver vissuto con molta ansia la presenza sul proprio territorio di questi pazzi criminali.
Così, nel vedere questa serie, i singoli spettatori statunitensi – per lo meno, i più attempati – possono ricordare quali siano stati le loro reazioni rispetto a quegli eventi.
Adorato dalla critica americana, questa serie da noi non è stata così incensata. Un errore perché è una delle più interessanti presenti oggi su questa piattaforma.
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