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Old: il nuovo (e poco avvincente) film di M. Night Shyamalan

Una fuga dalla frenesia della città in un paradiso tropicale si trasforma in tragedia quando un gruppo di frequentatori della spiaggia, tra cui la coppia di innamorati Guy (Gael García Bernal) e Prisca (Vicky Krieps), si rendono conto che la loro oasi privata li sta facendo invecchiare rapidamente. Con gli anni che passano con la rapidità di un respiro, è una corsa contro il tempo per capire cosa stia succedendo e scappare da quell’inferno.

Nessuno si aspetta un altro “Il sesto senso” o “Split” da M. Night Shyamalan – quel tipo di genialità in genere capita soltanto una volta nella carriera di ogni regista – tuttavia anche nei film meno riusciti c’è sempre qualcosa di salvabile o, per lo meno, che ci sorprende lasciandoci comunque un bel ricordo. In Old nulla di tutto questo. L’ultimo film dello scrittore-regista, è probabilmente il film più noioso realizzato fino ad oggi in carriera: un mistero da risolvere su spiaggia deserta in pieno stile mistery, occasionalmente intrigante, a volte spettrale e a tratti avvincente per chiunque non abbia vito la serie TV americana “Lost“. Sicuramente non è un film spiacevole e sicuramente non è vi dispiacerà. Tuttavia non penserete nemmeno di essere nelle mani di un maestro, a meno che la vostra idea di maestria siano i film horror di serie B.

Frame del film Old

Su quella splendida spiaggia (la Repubblica Dominicana forse risolleva il film dalla noia con i suoi tipici panorami mozzafiato) si svolge l’intera vicenda di diverse famiglie in vacanza, intortate dal direttore del resort che promette un'”esperienza unica nella vita”. Shyamalan, come in molti altri suoi lavori, cerca di infilare nella trama del film problemi esistenziali da adulti per dare un po’ di spessore al film. Questa volta si tratta di un divorzio, con un marito e moglie ormai separati in casa da tempo (interpretati da Gael García Bernal e Vicky Krieps, nessuno dei due del tutto convincente) che si urlano contro per tutta la prima parte del film.

A ben vedere, l’idea di Shyamalan è geniale, tuttavia, nonostante delle ottime basi il regista sembra essersi un po’ perso lungo la strada.

Le difficoltà coniugali svaniscono nel nulla quando si scopre che tutti sulla spiaggia stanno invecchiando al ritmo di diversi mesi all’ora. La cosa più angosciante è che sono faccia a faccia con il tempo, dato che la fuga è impossibile. C’è effettivamente della poesia in questa idea: gli anni che passano come le brezze estive. Ma Shyamalan sembra non impegnarsi realmente perdendosi in un bicchier d’acqua. Le basi emotive e la filosofia retrostante potevano dar vita ad un piccolo capolavoro, facendo leva su una nostra (e forse la più grande) paura: la paura del tempo. Anziché scavare a fondo la paura umana dell’invecchiare, preferisce utilizzare scene “jumpscare“: pochi minuti dopo aver visto due bambini giocare con secchi di plastica, li rivediamo adolescenti che camminano mano nella mano mentre il ventre della ragazza continua a gonfiarsi in modo allarmante.


La trama – come si poteva prevedere – si impantana a metà film proprio durante i tentativi disperati di fuga dei protagonisti: nuoto, arrampicata sulla roccia e immersioni subacquee. Unico lampo geniale: la macchina da presa di Shyamalan è costantemente inquieta, girando intorno ai personaggi in una corsa senza respiro. Forse, è l’unico aspetto riuscito del film.

Il tempo sembra non aspettare nessuno, specialmente su questa spiaggia. E’ un peccato vedere come un film con un hype del genere, con ottime prerogative sia finito per assomigliare alla maggior parte dei film horror. Un peccato visto l’ottima idea di fondo che probabilmente spaventa tutti noi più del film stesso…

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Marcello! è una testata giornalistica dedicata ai veri cinefili. A tutti coloro che amano il buio della sala cinematografica, l'odore dei pop-corn e la magia del grande schermo. Insomma, a tutti coloro che non riuscirebbero a vivere senza la settima arte.   

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