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Immagine del redattoreMarcello

Piccole Donne di Greta Gerwig, un film ricco di sentimenti

Essendo un ragazzo, da adolescente non ho letto Piccole Donne. E dopo, era troppo tardi.

Mi sono quindi avvicinato al film senza condizionamenti di sorta, quelli che immagino sorgano naturalmente in chi ha letto e si è appassionato al romanzo della Alcott.

Quello di Greta Gerwig è il quinto adattamento per il cinema, inclusa la versione del 1917, muto. In un secolo, cinque registi hanno sentito l’esigenza (l’opportunità?) di raccontare questa storia di emancipazione femminile, di fatto a tutte le generazioni. Un motivo ci sarà, ed è sicuramente l’attualità del tema. Il che la dice lunga sul fatto che siamo ancora lontani dal vederla, l’emancipazione femminile.

La Gerwig ha scelto di fondere i due romanzi della Alcott, Piccole Donne e Piccole Donne crescono, rinunciando allo sviluppo lineare della storia, costruita invece su salti temporali che, almeno all’inizio, non risultano di facile lettura. Ma il ritmo si prende presto, e la vicenda risulta godibile, fatta più di quadri che di una trama vera e propria. Dopo l’acclamato Lady Bird, nessuno può avere dubbi che la regista sappia raccontare l’adolescenza femminile e lo spirito di indipendenza che la anima, unita ad una inquietudine spesso inspiegabile. E che Soarsie Roonan sia l’interprete perfetta.

 L’eroina è chiaramente Jo, il mondo delle Piccole Donne gira intorno a lei, che alla fine, con una scelta discutibile, finisce per identificarsi, con la stessa Luoise May Alcott. Il finale, con la lunga riflessione sull’industria editoriale, risulta estraneo al sentimento generale che il film comunica, ma che non ne toglie gli indubbi meriti. Soprattutto quello di riuscire ancora a raccontare, con grazia, dei sentimenti che potremmo definire scontati: l’emancipazione certo, ma anche la solidarietà, la famiglia, l’amore adolescenziale, i sogni, le speranze. Tutto già visto, si potrebbe dire, ma in questo caso il sentimento che c’è dietro rende tutto credibile.

Perfetto il cast, al netto di Emma Watson nella parte della sorella maggiore, un po’ persa e insicura per essere la prima a sposarsi e l’unica ad avere figli, senza mai nutrire dubbi. Di Laura Dern c’è poco da dire, stupisce sempre nei ruoli di supporto. Costumi da Oscar.

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