top of page
Immagine del redattoreMarcello

Squid Game: la nuova e sanguinaria serie tv coreana è la più vista di sempre su Netflix

Che cosa accadrebbe se vincere delle partite in un parco giochi potesse renderti ricco? Questa è la base di Squid Game – la serie sudcoreana attualmente al primo posto nella classifica Netflix mondiale – in cui giocatori pieni di debiti si iscrivono per competere in sei giochi per un premio in denaro di 45,6 miliardi di won (circa 30 milioni di euro). C’è un piccolo inconveniente: se perdi, vieni ucciso. Nel primo episodio, il gioco a cui partecipano i 600 iscritti è il famosissimo 1,2,3 stella (noto come Red Light, Green Light in Corea del Sud). Un gioco innocente a cui tutti abbiamo giocato, tuttavia sono moltissimi i corpi ammucchiati mentre i vincitori sotto shock passano al secondo round. È un gioco da ragazzi macchiato di sangue: una sorta di Takeshi’s Castle per chi se lo ricorda.

Se si ha lo stomaco abbastanza forte da resistere ai primi eventi shock, allora quello che segue è un thriller ben scritto che ha affascinato milioni e milioni di spettatori. La serie composta da nove episodi è il primo spettacolo coreano a raggiungere il primo posto sulla piattaforma di streaming negli Stati Uniti ed è attualmente il numero uno in moltissimi paesi europei. Il suo successo non sarà una sorpresa per una generazione di spettatori che sono rimasti affascinati dalla serie distopica omicida The Hunger Games e dal cult Battle Royale. Ma lo sfondo di Squid Game è l’attuale, reale disuguaglianza di ricchezza della Corea del Sud.

fotogramma di Squid Game

Il filmi più vicino con cui si può fare un confronto è un altro dramma sudcoreano, Parasite, vincitore dell’Oscar 2019, in cui le divisioni di classe del paese hanno portato a una conclusione sanguinosa e totalmente inaspettata. Come in Parasite, la realtà narrata a volte è esagerata appositamente.

Sì, i giochi sono terrificanti, ma quanto sono peggiori delle condizioni di vita a cui sono obbligati coloro che vivono costantemente nel debito?

I magistrali cliffhanger conferiscono alla serie il giusto fascino e la sceneggiatura è incredibilmente ricca di colpi di scena inaspettati.

I nostri improbabili eroi sono guidati da Seong Gi-hun (Lee Jung-jae), dipendente dal gioco d’azzardo, ma con un cuore d’oro, e dal suo viscido amico d’infanzia Cho Sang-woo (Park Hae-soo), un banchiere caduto in disgrazia in fuga dal Polizia Stradale. Uno dei momenti salienti della serie è guardare la borseggiatrice con il cuore di pietra e piena di risorse Kang Sae-byeok (Jung Ho-yeon) – una fuggitiva nordcoreana che cerca di salvare la sua famiglia rimasta bloccata sul confine – imparare a fidarsi di coloro che la circondano.

Questo gruppo stravagante di protagonisti regala una dolcezza infinita in uno spettacolo di sangue che presenta l’omicidio regolare di centinaia di persone e una trama secondaria più “leggera” che ha come tema il commercio di organi. Le notti nei dormitori – dove si possono trovare nuovi alleati e nuovi nemici – ci forniscono il dramma più scioccante, diventando una vera e propria carneficina.

Tuttavia Lee è sempre molto determinato e grazie alla semplicità del suo sorriso riporta la leggerezza ogni volta che il terrore diventa quasi eccessivo.


In modo più intelligente rispetto ai classici prodotti sulla falsa riga degli Hunger Games, Squid Game è basato sull’ossessione patologica per i giochi d’azzardo. Una problematica che spaventa un po’ tutti noi visto che almeno una volta nella vita ci si è ritrovati almeno una volta a grattare un gratta e vinci. Un episodio secondario infatti non tarda a ricordarci quanto la bancarotta finanziaria può capitare a tutti, e chiunque può rimanere sommerso dai debiti. Ci sono corridoi labirintici, scivoli di grandi dimensioni e colori scintillanti. Insomma, la peggior festa per bambini del mondo. In sottofondo Mozart e Vivaldi.

il regista Hwang Dong-hyuk dice che potrebbe tornare al cinema prima di realizzare un sequel di “Squid Game”. Attualmente è al lavoro su una bozza di un film, provvisoriamente chiamato “KO Club”, abbreviazione di “Killing Old Men Club”, che si presenta come una sorta di lotta tra generazioni.

“Attualmente non ho alcun piano per un possibile Squid Game 2.’ È abbastanza stancante solo a pensarci. Ma se dovessi farlo, di certo non lo farei da solo. Prenderei in considerazione una tavola rotonda in cui discutere della sceneggiatura con sceneggiatori e registi più esperti di me.”

Comments


About Us

Marcello! è una testata giornalistica dedicata ai veri cinefili. A tutti coloro che amano il buio della sala cinematografica, l'odore dei pop-corn e la magia del grande schermo. Insomma, a tutti coloro che non riuscirebbero a vivere senza la settima arte.   

Dai un'occhiata agli ultimi aggiornamenti!

bottom of page