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The Dreamers e Jules et Jim: due classici senza tempo

Sentirsi una banana.

Sì, quando si guarda The Dreamers per la prima volta, è questo che si desidera: essere una banana divisibile in tre, proprio come il numero di co-protagonisti del film.


Forse è proprio questo che dovrebbe succedere, da adolescenti, al cinema; desiderare con tutto sé stessi divenire parte di qualcuno o, come in questo caso, di qualcosa. Sognare, è infatti proprio quello che spinge a fare The Dreamers: desiderare di avere un po' di quello charme che ha reso Isabelle un'icona, fantasticare di prendere un aereo e a andare a vivere a Parigi come Matthiew, di intrattenersi in chiacchiere con un intellettuale affascinante come Théo, ma soprattutto, sognare di essere parte del loro tutto.


E’ questa la magia di Bertolucci: ci porta ad amare con ogni particella del nostro corpo ogni singolo istante, ogni frammento, ogni parola, ogni espressione del volto. E poi il quadro generale, la cornice, il sottofondo. Guardi The Dreamers e pensi che sia tutto perfetto, lo riguardi e continui a non trovarci nemmeno una piccola imperfezione.

The Dreamers - i co-protagonisti
The Dreamers - i co-protagonisti


The dreamers è più di un semplice ménage a trois


L’incontro di Matthiew, Isabelle e Théo, nella Parigi di fine anni 60, non è solo una scusa per parlare banalmente di un ménage a trois, per fare un po’ di scalpore all’inizio dei bigotissimi anni 2000, ma è una vera e propria dedica all’Amore e alla Rivoluzione (con A e R maiuscole), nella loro forma più autentica. Un’autenticità che si riverbera nelle grandi contraddizioni dei due fratelli bobo, nella loro alienazione romantica disseminata di impegno civile, a cui fa da sfondo la grande passione per il cinema.


Bertolucci ci regala, come un dono, un omaggio al grande cinema e alla sua storia, che non si esaurisce nella rappresentazione dell’occupazione alla Cinémathèque Française. Il film è in continuo dialogo con i suoi predecessori, in una serie infinita di citazioni e tributi che dimostrano una devozione senza confini verso i momenti più iconici della Settima Arte. E’ un’occasione per riscoprire i grandi classici senza tempo e i momenti indimenticabili che hanno rivoluzionato la cinematografia e la cultura del passato. Non è solo la folle corsa tra le sale del Louvre di Bande à part. Non è una questione di cronometri, ma è un ripercorrere insieme con amore ciò che il cinema ha significato. Forse è proprio tutto questo che ha reso The Dreamers un vero grande classico: tutto l’amore che emana.



Jules et Jim
Jules et Jim

Una fotografia di un incontenibile esprit de vivre

Verso i vent’anni, quell’età in cui la passione si fa “scienza” e si desidera scoprire da dove deriva ciò che più colpisce al cuore, se si ha la fortuna di guardare per la prima volta Jules et Jim di Truffaut, uno dei primi classici coming of age, è inevitabile avvertire un incontenibile esprit de vivre che è quello che porta poi ad amare tutta la Nouvelle Vague nel suo fermento giovanile. La potenza, l'istinto, l'impulsività e quel pizzico di incoscienza (o di eccessiva coscienza) che caratterizzano i suoi protagonisti, sono le note di una sinfonia che si ascolta a più riprese e porta con sé qualcosa di nuovo, ogni volta.



Una sinfonia di emozioni racchiuse nelle colonne sonore

E sempre in tema di musica, già i pochi minuti in cui Catherine canta “Le tourbillon” sono un incanto imprescindibile. La leggerezza con cui tutto il vero senso di un film si fa note e parole, rende immediatamente chiara la forza con cui una colonna sonora può dare significato ai fotogrammi.

Così accade in The Dreamers: potrebbe mai avere lo stesso fascino senza l'accostamento di “Hey Joe” e tutte le altre chicche anni '60 e '70 che ci catapultano in quel magico microcosmo parigino?


La chiave di volta è femmina


Ma non prendiamoci in giro, è Isabelle a fare la differenza. Vi state dicendo “Ecco! Trovato l’arcano!”?. Sì. Catherine è l’antecedente cinematografico, quella era la stessa Rivoluzione. Due donne, divise da due fuochi amorosi. Lo sgretolamento della sistematica relazione di coppia e il conseguente crollo della costruzione borghese dell’idea di famiglia e di Amore. La libertà. Una libertà che entrambe non riescono a trovare: una muore, l’altra tenta il suicidio. E' forse la libertà, il sogno. E’ proprio questo desiderio il substrato di entrambe le pellicole, questo le avvicina, le rende sempre attuali. Vive, ancora oggi.


The Dreamers - Isabelle
The Dreamers - Isabelle


Bertolucci deve avere preso Truffaut e aver affermato perentoriamente: “Non cambierà mai”. Deve averlo fatto senza rassegnazione, bensì con vivido ardore. Continueremo infatti sempre a cercare un amore più aperto, indipendente, autentico; svincolato dalle idee pre-imposte, dai pre-confezionamenti, dai preconcetti. Lo faremo come lo fa il dialogo costante tra questi due film: uno non esisterebbe senza l’altro. E viceversa.


Qui sta la banana: l’amore puro, quello condiviso. A due, a tre, ma anche a 100.000. L’amore oltre le regole e oltre il materiale. L’amore un po’ comunista, che ancora crede di esistere. Non sveliamo niente: in pochi non sapranno di cosa si sta parlando. Per tutti gli altri, che hanno visto e rivisto questi due film fino allo sfinimento: non dimentichiamo il perché abbiamo continuato a farlo. Mai.




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