The Killer: un thriller a metà
Attieniti al piano. Gioca d’anticipo. Combatti solo se sei pagato per farlo. Non fidarti.
Presentato in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia, The Killer è la nuova pellicola di David Fincher, disponibile da novembre su Netflix.
Il protagonista della storia, interpretato da Michael Fassbender, è un killer rinomato, che compie omicidi “a chiamata”. Tra i sicari migliori della sua categoria, ci viene presentato impegnato in una missione a Parigi che sembrerebbe non avere grosse difficoltà per lui, fino a quando non sbaglia bersaglio.
The Killer - la trama, il protagonista
Nonostante i ripetuti controlli alla frequenza del suo battito cardiaco, l’essersi attenuto al piano e non aver provato empatia, il sicario colpisce un’innocente.
Da qui inizia il suo “pensionamento”, viene ricercato da altri sicari che si dirigono direttamente nella sua abitazione nella Repubblica Dominicana, un rifugio che probabilmente lui riteneva sicuro e introvabile.
Il film prosegue quindi con la sua caccia, una ricerca mossa dalla vendetta e con l’obiettivo di trovare tutti gli altri sicari per ucciderli.
Il protagonista di The Killer porta così avanti missioni di cui si incarica da solo, tutte realizzate allo stesso modo, perché come dice lui stesso “L’esecuzione è tutto”.
Attieniti al piano. Gioca d'anticipo.
The Killer sarebbe un perfetto thriller intenso, ha un percorso lineare, ma guardandolo si ha l’impressione che manchi qualcosa. Il suo protagonista è governato da una tendenza ossessiva-compulsiva che guida tutta la sua vita, non è mai completamente rilassato o scarico, anche quando dorme è come se stesse comunque con un occhio aperto. Attieniti al piano. Gioca d’anticipo. Combatti solo se sei pagato per farlo. Non fidarti.
Uno dei molti
Si ripete continuamente questo mantra perché anche lui in realtà sa che le cose potrebbero non andare così, sa che c’è la possibilità che la missione prosegua in modo diverso. Ma nonostante ciò, cura la preparazione di ogni azione nei minimi dettagli. Ed è così che quindi il piano non viene rispettato, ma ci si attiene comunque. Viene attaccato, quindi combatte per difendersi. Tentanto di intaccare la sua empatia, ma non batte ciglio.
Il film è come se ripercoresse la daily routine mentale che guida il protagonista nelle sue azioni quotidiane, una routine che tenta di raggiungere la perfezione, ma che finisce col dimostrare le fragilità del sicario. Ed è proprio l’errore commesso a Parigi a dare il via a tutta questa rivelazione.
Una rivelazione che però viene svelata lentamente, senza mai dare vita a un’azione vera e propria. È come se la narrazione stessa tentasse di mantenere il controllo del suo stesso protagonista.
Ed è sempre questo che rende The Killer un film sì elegante, ma che manca di una vera suspense. Ogni volta che ci si aspetta che l’azione si sviluppi e arrivi il momento della reazione, tutto si arresta.
Lo spasmo finale del protagonista è come se ci rivelasse che in fin dei conti lui stesso si è reso conto di essere un bug del sistema, uno dei molti, senza riuscire a distinguersi pur cercando di raggiungere la perfezione.
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