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Un giorno di pioggia a New York. La nostra recensione dell’ultimo coinvolgente film di Woody A

Ogni artista ha un karma. Qualcosa che, nell’insieme della sua opera per quanto vasta essa sia, gli riesce meglio raccontare. Qualcosa che fa parte della sua natura più profonda, e che esprime con tocco facile e leggero. Le bianche case al sole di Hopper; gli accordi intimi di Paul McCartney.  Per Woody Allen è una storia d’amore a Manhattan.

Il solito film, si dirà. Visto e rivisto. Eppure in questa narrazione, apparentemente semplice, c’è qualcosa di universale: la riflessione sull’amore tra un uomo e una donna non ha mai fine, suscita da sempre coinvolgimento, commozione, rabbia. A patto che sia vista con occhi sempre nuovi.

Il regista americano, ultraottantenne, ha fatto questa scelta, mettendosi nei panni di un ragazzo di vent’anni. Che con la sua fidanzata decide di passare un fine settimana a New York, la cui magia finirà per stravolgere i programmi dei due ragazzi. Ed aiutarli a fare chiarezza nel loro cuore.

Operazione rischiosissima: andare a ritroso nel tempo, non con la memoria, bensì cercando di vivere oggi un sé stesso giovane, nuovo . Eppure è tutto lì, credibile ma soprattutto emozionante. Narrato con quel passo leggero che conosciamo, ma che da tanti anni non avevamo più avuto modo di vedere.

Fotografia di Vittorio Storaro e  scenografie di Santo Loquasto. Da non perdere.

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Marcello! è una testata giornalistica dedicata ai veri cinefili. A tutti coloro che amano il buio della sala cinematografica, l'odore dei pop-corn e la magia del grande schermo. Insomma, a tutti coloro che non riuscirebbero a vivere senza la settima arte.   

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